Her TreesHer Trees

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<< ITALIANO

Only if you observe the simple things you can become aware of miracles. “Her trees” begins with a sultry atmosphere of static and heavy sounds over which a tender and repetitive musical pattern floats: it is the stage that runs through a drama and a miracle again. It is the music originated from a hot summer garden when the scorching sun blends with the air and with the singing of the cicadas that at times stops and lets you sense that silence does exist. We entered that green realm of trees, where even the branches bent by bunches of fruits seemed to suffer from that motionless heat. Only a few months earlier, surrounded by a radiant spring, it had been the blooming garden of a young mother, who had been caring for and loving it for years. But since a few weeks, that sweet nymph was no longer there. Her parents would pick those fruits and would offer them to you with a strange energy, they would take the peaches from their laps and from the branches, you could not refuse them, then they would lovingly stare after you until you savoured the taste of summer. They were special fruits, born out of the flowers that in spring had caressed their daughter, maybe she was the one who had fertilized them, with the help of the wind and the bees. They were the fruits of their daughter’s loving care and they loved them and saw that they accomplished the destiny that nature had reserved for them. I never got to know the young mother but I was experiencing her through “her trees”.

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<< ENGLISH

Solo se osservi le cose semplici puoi accorgerti dei miracoli.
“Her trees”, i “suoi alberi”, inizia con un’atmosfera afosa di suoni statici e pesanti su cui galleggia un tenero e ripetitivo disegno musicale: è il palcoscenico che ripercorre un dramma ed un miracolo.
E’ la musica scaturita da un caldo giardino d’estate quando il sole cocente si fonde con l’aria e con il canto delle cicale che qualche volta si interrompe e ti fa percepire che esiste il silenzio.
Entrammo in quel verde regno d’alberi, dove anche i rami piegati dai grappoli dei frutti sembravano soffrire quel calore immobile.
Solo pochi mesi prima, circondata da una radiosa primavera, era stato il giardino fiorito di una giovane mamma, che l’aveva curato e amato per anni. Ma quella dolce ninfa da qualche settimana non c’era più.
I suoi genitori raccoglievano quella frutta e te la offrivano con una strana energia, prendevano le pesche dal loro grembo e dai rami, non era possibile rifiutare, poi ti accompagnavano con sguardo amorevole finchè assaporavi il gusto dell’estate.
Erano frutti particolari, nati dai fiori che in primavera avevano accarezzato la loro figlia, forse era stata proprio lei, con la complicità del vento e delle api a farli fecondare.
Erano frutti dell’amorevole cura della figlia e loro li amavano e si curavano che portassero a termine il destino che la natura gli aveva riservato.
Non conobbi mai la giovane madre ma la stavo vivendo attraverso i “suoi alberi”.

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