ConsolationConsolazione
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Let us set to listen, let us look inside ourselves and we will find that simplicity that will make us appreciate a life free from the frenzy of everyday life. Only then we will hear that “leitmotiv” on which we could build a simple life that will make us sense the true greatness of creation by focusing on the small things such as a stone, a plant or a gaze.
Maybe we’ll be able to “feel” the essence of the divine plan’s beauty.
From the simple notes of a piano we will catch a full orchestra of sensations, without needing intermediations. In times of discouragement, in whatever direction we look, we’ll be able to find a little flame of “consolation”.
A simple musical phrase, composed of a chain of mostly quavers, emerges timidly, but with increasing clarity, from a blend of sounds resulting from a descending flow of two-note chords where the interval of fourth prevails. The initial rhythms, disjointed between the two hands, recompose immediately, moving from modal-like sonorities to placidly tonal harmonies.
Over the almost resigned reiterated proposition of this model, a long series of embroidery and melodies is built, sometimes new and sometimes echoing the initial descending flow. The increasingly dense counterpoints culminate in fanfares, but then end. From these echoes, the stubborn melody emerges again, with new embellishments and with the awareness that “the whole” is based on it. It is so strong that it can carry on its shoulder even the introductory cascades, which are almost alien to it, harmonically. It wins and eventually takes its leave with a clear serenity.
It is an orchestral piano that draws on all its resources to express sonorities that seem to want to exceed the physicality of the two hands.
Mettiamoci in ascolto, guardiamo dentro di noi e troveremo quella semplicità che ci farà apprezzare un’esistenza libera dalla frenesia della quotidianità. Solo allora sentiremo quel “leitmotiv” su cui poter costruire un’esistenza semplice che ci farà percepire la vera grandezza del creato soffermandoci sulle piccole cose, un sasso, una pianta, uno sguardo. Forse sapremo “sentire” l’essenza della bellezza del disegno divino.
Coglieremo dalle semplici note di un pianoforte un’intera orchestra di sensazioni, senza bisogno di intermediazioni: nei momenti di sconforto, in qualsiasi direzione volgeremo lo sguardo, sapremo trovare una fiammella di “consolazione”.
Una frase musicale semplice, fatta di una concatenazione principalmente di crome, emerge timidamente, ma con sempre maggiore chiarezza, da un impasto sonoro frutto di un flusso discendente di bicordi dove prevale l’intervallo di quarta. I ritmi iniziali, disarticolati fra le due mani, si ricompongono subito portando da sonorità modaleggianti ad armonie placidamente tonali.
Sulla riproposizione quasi rassegnata di questo modello è costruita una teoria di ricami e melodie, ora nuove e ora riecheggianti il flusso discendente iniziale. I contrappunti, sempre più densi, culminano in fanfare, ma poi passano; da questi echi riemerge l’ostinata melodia, con nuovi abbellimenti e con la consapevolezza che “il tutto” si basa su di essa. E’ così forte da riuscire a caricarsi sulle spalle anche le cascate introduttive, a lei armonicamente quasi estranee. Ha vinto, e alla fine si congeda con limpida serenità.
E’ un pianoforte orchestrale che attinge a tutte le sue risorse per esprimere sonorità che sembrano voler superare la fisicità delle due mani.